Quindici anni, gli anni verdi di Green Pistons, la cavalcata competitiva di Cassano Magnago e di una ventina d’altri paesi dei dintorni. La formula, azzeccatissima, non conosce crisi malgrado la fiacca, malgrado le difficoltà a muoversi in fuoristrada, malgrado la zona non sia proprio adatta a fare del fuoristrada.  Eppure anche questa quindicesima edizione dei pistoni verdi si è snodata lungo un percorso ormai noto, non difficilissimo come tradizione, con poche varianti dalle asperità ben studiate, ovvero un percorso adatto a tutti, perché tutti si possano divertire. Tutti, ma proprio tutti, dall’esperto pilota all’amatore che si è appena avvicinato alla disciplina.

L’organizzazione alla base di questo evento è minuziosa e fonda le sue basi su un centinaio di volontari che aiutano a preparare questo evento, ma soprattutto a tenerlo in piedi nel giorno dello svolgimento. Il percorso è tracciato benissimo e ad ogni incrocio con una strada asfaltata ecco che c’è il volontario della protezione civile oppure l’associato all’Arma dei Carabinieri.

Una tale organizzazione tiene botta anche nel caso che si produca una giornata di pioggia intensa come è successo quest’anno: una machina da guerra supercollaudata che non va i tilt nemmeno per le cateratte che si sono rovesciate sulla zona a partire dalle dieci del mattino, rendendo tutto più difficile.

Si parte alla spicciolata, 4 alla volta ogni trenta secondi e via alla spicciolata a recuperare gli amici partiti qualche minuto prima. Ci si aspetta, ci si aiuta, si ha anche il tempo per farsi un caffè, un thè una bevanda fresca al punto di ristoro intermedio.

La pioggia, dunque, l’ha fatta da padrona e nel sottobosco si fatica a tenere dita la moto: il terreno in gran parte argilloso, diventa di colpo viscido come sapone per cui, attenzione! Bisogna guidare come se si fosse sulle uova fresche.

E poi le due prove speciali, che sì, sono facoltative, ma è troppa la voglia per “vedere” alla fine il tempo. Quanto sei stato più veloce del tuo amico o del tuo avversario? Per cui tutti in fila ad aspettare il “Via! Dagli il Gas” alla speciale di Caronno, quella del pioppeto,  quella più difficile per il terreno che non tiene, per la discesa dove i meno esperti fanno da tappo e vorresti saltargli sopra pur di passare. Ma siamo alla Green Pistons, non al campionato e allora tanto vale….anche se trovi il tappo, amen! Andrà meglio l’anno prossimo.

Di colpo, all’scita di un bosco, ti trovi su asfalto, giri un angolo e t si para davanti il paese dei balocchi: la rotonda intasata dal pubblico che vuole vedere, dalle auto di passaggio che vanno lente lente per guardare lo spettacolo, dalle moto che arrivano una dietro l’altra e si preparano per fare bella figura.

La musica a tutto volume, lo speaker che urla come un forsennato i nomi dei piloti, le marche delle moto, gli ombrelli aperti, la calca della gente a guardarti: ecco gli ingredienti per farti passare la stanchezza dei 50 km passati a fare il patinatore. Tre, due, uno, prima a sinistra, tornante a destra, le rocce ormai scivolose, guai a cadere! C’è mezzo mondo lì a guardare, allungo, l’ostacolo con i tronchi, allunga, si respira, il pezzo è veloce e poi si riprende con i tornanti, la catasta di legna, il ponte per passare sopra le teste del pubblico, il salto doppio e poi di nuovo a riprendere fiato negli allunghi, mannaggia ancora tornanti! Uno, due tre, dai che si allunga e poi tornante e salto doppio, una esse ed è finita.

“Scusate, m’è piaciuta. Poso rifarla?”

Certo, fatti tutto un altro giro e torna qui.

Altro giro e altre due speciali e poi basta. Anche oggi bagnato fino al midollo, per fortuna la fine della Green Pistons ha come tradizione il pranzo caldo e le tavolate tra amici.

Tutto è bene ciò che finisce bene e anche quest’anno la Green pistons è stata una bella giornata di sano motociclismo da passare con gli amici.

Paolo Sala