TRANSANATOLIA RALLY 2019 – 5^ TAPPA

da | Ago 29, 2019 | Motorally, News

TRANSANATOLIA RALLY 2019 – 5^ TAPPA

I PILOTI DIMENTICANO LA STANCHEZZA DI FRONTE AI COLOSSI DELLA TOMBA DI ANTIOCO SUL MONTE NEMRUT. DOMANI PENULTIMA TAPPA.

E’ questo il bello di un Transanatolia Rally 2019 che in cinque giorni ha tenuto in sella i piloti per oltre 14 ore – calcolando il tempo del leader della classifica moto – il che significa la metà delle ore al traguardo, per esempio, della Dakar 2019. La tappa di oggi, di 348 chilometri, ha richiesto ai piloti un tempo complessivo di 2h.58’45” che appartiene in particolare a Maurizio Gerini che ha vinto anche oggi tutte e tre le speciali attestandosi in prima posizione con un vantaggio che sfiora l’ora, per la precisione 54’55” su Marco Borsi che ha inseguito tutto il giorno conquistando il secondo posto nella prima ps, la più lunga della giornata e nella terza. Livio Metelli sfortunato nella prima tappa ha poi cercato di recuperare nelle altre speciali e ha chiuso terzo la seconda e la terza ps di questa quinta tappa. Said Yusuf ÇAKIR (Ktm) ha ottenuto un ottavo tempo nel primo tratto cronometrato, ma è poi andato via via migliorandosi chiudendo sesto nelle restanti due prove.

Domani sesta e penultima tappa. Il Transanatolia Rally ricalcherà le tracce della Via della Seta con queste ultime tappe: domani i chilometri complessivi saranno 280 e le speciali si riducono a due. La prima misurerà 29 chilometri e mezzo e la seconda 85.

International Press Manager – Elisabetta Caracciolo

 

 

L TRANSANATOLIA ATTRAVERSO LE SUE GEOGRAFIE, STORIE, LEGGENDE E CURIOSITÀ.  

Ormai la notte è finita e le prime luci dell’alba illuminano il bivacco, come nei giorni passati tutti si preparano all’inesorabile partenza. Differentemente oggi non salutiamo solamente una città ma un’intera area geografica, allontanandoci dalle sconfinate steppe anatoliche iniziamo a raggiungere Nurhak Dağlar, qui ci si aprono all’orizzonte i magnifici territori conosciuti come la “culla delle civiltà”: la Mesopotamia.

Raggiungiamo Engizek Dağlar, dopodiché ci dirigiamo verso un luogo meraviglioso Mount Nemrut. Questa maestosa montagna, appartenente al gruppo del Tauro Orientale, e fa impressione pensare che sia la più alta di tutta la Mesopotamia settentrionale con i suoi 2150 m.s.l.m. Durante la scalata di essa iniziamo a scorgere qualcosa di insolito sulla sua sommità.
 Arrivati in vetta rimaniamo sbalorditi trovando dinanzi a noi gigantesche statue di animali e soldati affiancate a quelli che sembrano resti di grandi edifici, qui veniamo a sapere che queste sono le rovine dell’antica tomba-santuario del re Antioco I che fu il più importante sovrano del piccolo stato ellenico di Commagene.
Si tratta di un bene protetto dall’UNESCO e venne riportata alla luce nel corso di scavi effettuati dalla American School of Oriental Researches diretti da Theresa Goell nel 1953. Si compone di un tumulo di pietra frantumata, di 150 m di diametro per un’altezza di 50 m. Alla base tre terrazze: terrazza nord, terrazza ovest e terrazza est, formano il santuario; altari e statue gigantesche a creare uno scenario toccante che coglie il suo apice alla luce dell’alba e al tramonto del sole. Data la sua ardua collocazione, la natura ha prevalso sull’uomo e con fulmini, terremoti e lo stesso trascorrere del tempo, le statue sono state decapitate e le teste sistemate intorno all’incredibile tumulo. Il luogo della sepoltura, nonostante diversi tentativi, è ancora da scoprire.
La terrazza a nord fungeva da punto di raccolta dei pellegrini che salivano dalle diverse strade esistenti sui fianchi della montagna; statue colossali di un leone e di un’aquila ornavano l’entrata: non rimane nulla essendo la più rovinata delle tre terrazze.
In quella ad ovest, sono presenti cinque statue colossali decapitate di personaggi seduti alte 9 metri e, ai loro piedi, le relative teste allineate raffiguranti: Antioco I, la dea Tyche, Zeus-Oromasde il padre degli dei per Greci e Romani, Apollo-Mithra-Helios-Ermes ed Eracle-Artagnes-Marte, a chiudere le due estremità il leone e l’aquila simboli della dinastia di Commagene.
Una lastra raffigura il cosiddetto “leone astrale” considerato uno dei più antichi oroscopi del mondo; la sua interpretazione è ancora dubbia: chi pensa alla data della salita al trono di Antioco I, chi al suo compleanno o alla fondazione del sito, di certo indica il 6 luglio del 61 o 62 a.C.
Sulla terrazza ad est infine, anche se le statue acefale sono simili a quelle della terrazza ovest, la loro posizione è diversa; una scalinata monumentale porta agli altari, due scalinate laterali portano alle divinità poste sopra gli altari. Perfettamente conservati i personaggi seduti, ma le teste delle statue sono in pessime condizioni; di un grande altare posto di fronte rimane il basamento perfettamente visibile.
Dietro alle basi delle statue, numerate con lettere romane, il testo in greco del pensiero di Antioco I: la volontà di essere qui sepolto e dei riti da eseguire in suo onore.

Qui ci attende l’ultimo bivacco ed oramai per quest’ultima notte all’aperto ci affidiamo alla protezione e allo sguardo rassicurante di quei grandi guerrieri di pietra illuminati dalle luci del crepuscolo.

testo: Andrea Danesi
foto: Enzo Danesi   

 

 

 

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