AUDAX 24
AUDAX 24
Vivo giorni felici, di quelli che il Buon Dio riserva ai santi, qualsiasi cosa accada non potrò dire di non aver vissuto le gioie che la vita riserva.
A volte le gioie sono dietro l’angolo, tu non le vedi eppure sono lì e quando camminando sulla strada svolti, ti acchiappano e non le vorresti mai lasciar scappare. L’esperienza fatta con l’Audax24 è una di queste gioie.
L’enduro nella verde provincia velenosa, vicina, troppo vicina alla Città è cosa ormai che non rientra più nel dizionario Milanese Italiano. Da questa triste situazione scaturisce, per un Motoclub ricco di attività come l’Arcore, l’idea di tornare alle origini.
“Torniamo alle foto in bianco/nero, torniamo alle Gilera della Sei Giorni di Garmisch e organizziamo un Audax. Ma non uno di quelle domeniche assolate degli anni ’60 dove bastavano due birilli e un asse di equilibrio per fare la differenza in classifica. Organizziamone uno da veri uomini: uno che duri 24 ore.”
Qualcuno ha pensato che la vita di un uomo sia un sogno e da sempre questo concetto si è impadronito di me. Ho svoltato il famoso angolo dove il sogno, la gioia e il vivere un momento straordinario si incontrano. Tutto si incastra alla perfezione: l’idea, gli uomini e i due motoclub che si mettono per organizzare questo straordinario che è l’Audax 24.
24 ore in moto su strada, a coppie: una via di mezzo tra la Regolarità, il Turismo gran fondo, le moto d’epoca e la capacità di mettersi in gioco per 24 ore.
Il Gilera Club col Moto Club Biassono si sono incontrati su questo concetto: la facciamo!
Tutte le cose, non solo il giorno, hanno il loro mattino e sabato alle 11 in punto partiva il primo concorrente di questa maratone motoristica.
La formula è molto semplice: una coppia di piloti deve percorrere, alternandosi, 4 percorsi stradali di circa 100 km ognuno da percorrersi in tre ore. Mica facile nel traffico lombardo tra rotonde semafori e controlli elettronici della velocità. La partenza e l’arrivo, dal paddock dell’Autodromo di Monza. Al rientro dal giro la prova speciale tra equilibrio, cronometro al centesimo, cervello e freddezza.
Al via tra tutti spiccava il folto gruppo del Vespa club di Milano, organizzatissimi: sul ponte di comando dello scooter, illuminati anche di notte, trovano posto roadbook, gps, cronometri digitali e meccanici. Al via anche moto moderne, da regolarità e carenate da casello-casello.
Il concetto è che la moto non è solo una macchina meccanica, ma è un parco divertimenti.
Godetevi la corsa quando salite in sella!
Parte il primo pilota di ogni coppia: prima tappa Primaluna in Valsassina attraversando la Brianza e la città di Lecco dove, nel pomeriggio, si superano i 40°. Si guida come in un asciugacapelli sempre acceso. Timbra il passaggio e rientra all’autodromo per le 14 dove si cimenta nella prova speciale e dà il cambio al compagno che parte per la stessa destinazione e che rientrerà per le 17. La seconda destinazione, quella serale è Bellagio effettuando il giro del triangolo lariano. La terza quella notturna, vede i piloti doversi confrontare con la montagna e il buio: a Valcava salendo dalla parte lecchese si trova il controllo timbro ed è obbligatorio scendere in valle Imagna. Il quarto, quello mattutino, a Tradate dove gli amici del Motoclub Abbiate Guazzone hanno allestito il controllo timbro al Museo Frera, con caffè, cornetti e succhi di frutta.
Ho partecipato a questa maratona motoristica per caso, trovando un compagno alla mattina prima della partenza. Un “mi piacerebbe farla “ mormorato a mezza voce ha trovato l’incastro con un “anche a me”. Risultato:”Allora facciamo coppia e partecipiamo”.
In un momento ci iscriviamo e facciamo a parie e dispari a chi parte prima.
I primi due giri volano via senza problemi, tanto che durante il mio turno serale al Ghisallo, sono in abbondante anticipo. Noto una festa Country e mi fermo per un giro di ballo sulla pista di legno tra stivali da vaccaro e cappelli dalla tesa arrotolata in su. Al rientro sono le 23,00 e mi cimento nella speciale di abilità e cronometro praticamente al buio con il solo aiuto del cronometro del telefono. I vespisti sono impressionanti: si allenano, controllano e ricontrollano il sincronismo degli strumenti col cronometro ufficiale. L’atmosfera delle luci notturne ammanta di un sentimento sognante questa gara che adesso entra nel vivo. Alle 23 mi butto su un materassino con un telo di spugna a proteggermi dalle zanzare. Devo aspettare il mio turno delle due. Impossibile dormire: tra le zanzare che fanno ziiiiiiii nelle orecchie, le risate di chi tira il turno a caffè e chiacchiere e chi accende e spegne motori in continuazione. Al paddock è così: si vive un’agitazione che puoi tagliare col coltello.
Mancano 10 minuti al mio turno delle 2,00 e il mio compagno tarda ad arrivare. Mi inquieto per nulla: poco dopo sento il rombo del sua 4 cilindri arrivare e passare la speciale.
“Dacci il gas Paolo, porcoggiuda, ma questo giro l’hai inventato tu? Ah ecco mi sembrava. Fatto di notte è tosto: non si vede un cazzo e l’ultimo pezzo, prima di arrivare in cima, è pieno di buche.”
Conosco la strada come le mie tasche e mi diverto a guidare in questa notte estiva sulla strada tutta curve e tornanti che sale da Cisano. Al controllo timbro sono ormai le tre del mattino: la vista sulla pianura è impagabile: le luci che barcollano al vento e il silenzio della notte.
Penso che quelli con le Vespe avranno il loro daffare per salire e poi scendere: il motore dalla Vespa è quello che è e i freni sono ancora meno. Ma i vespisti sono gente tosta e ci danno come dannati su quelle selle lunghe.
Sono le cinque quando rientro e penso che normalmente è uno spreco affidare al soffitto il primo sguardo del mattino. L’aurora e le luci dell’alba accompagnano la prima brezza che non ha segreti da dirti: non tornare a dormire.
L’ultimo turno è il più pesante: sei stanco, le rotonde diventano ellissi e non riesci più ad accompagnare le curve come si deve. Ti assale un senso di noia e di ma chi me lo fa fare? Ma tieni duro e arrivi alla fine.
In moto non è possibile mentire e non c’è nemmeno Dio che potrebbe aiutarti. Guidare o lo sai fare o non lo sai fare: accompagnare i movimenti meccanici, tenere il passo con i compagni di viaggio, accelerare e frenare in continuazione, spostare il peso a destra o a sinistra, avanti o indietro. Fare e rifare in continuazione le stesse cose ed evitare gli imprevisti, prevederli.
L’Audax è soprattutto questo: pilotare senza mentire, nessun imbroglio e tanta abilità.
Due ragazzi arrivati dal nulla con un orologio in mano e tanta voglia di fare per poco non strappano il miglior tempo e vincono l’assoluta.
I veri eroi di questa ventiquattro ore sono la coppia Fraconti-Gioia che hanno partecipato con due Gilera Regolarità competizione dei primi anni 70. Una si è rotta quasi subito ma non si sono persi d’animo: si sono alternati alla guida dell’altra, riuscendo a concludere la loro prova con onestà e coraggio da vendere.
Alla fine sono stati percorsi quasi 1000 km da ogni coppia, non si è dormito per nulla, innumerevoli caffè sono stati bevuti e si è data prova di coraggio, costanza e concentrazione.
L’Audax24 è un modo diverso di vedere la Regolarità fuori strada, in quei luoghi dove il fuoristrada non è più permesso, dove puoi condividere la tua passione per la moto “dura” con motociclisti che non sono abituati alla fatica, alla costanza, a raggiungere un obiettivo costi quel che costi.
Si ringraziano i Motoclub Valsassina, Bellagio, Abbiate Guazzone che hanno dato una mano nei controlli timbro agli organizzatori del Gilera Club e del Moto Club Biassono e Valli Moto di Renate per l’allestimento della zona paddock all’Autodromo di Monza.
Se ti interessa questa formula, informazioni e classifiche puoi trovarle direttamente qui: AUDAX 24
Paolo Popol Sala