DIVERTITI AD ESISTERE
DIVERTITI AD ESISTERE
L’ultima volta che si siamo visti si bisticciava per un pasticcino. Al bar, facendo colazione con Gerry e Albertoldi, a pochi passi da Gavardo. E quando ti ho detto che non sarei venuta al Merzouga tu hai detto “Non puoi non venire!”
Poi c’è stata quella foto, con quel foglio, scritto dalla proprietaria della pasticceria. C’era scritto “Divertiti ad esistere” e vi siete fatti fotografare mentre lo stringevate in mano perchè quella era la pura verità.
E allora oggi mi ritrovo a chiedermi: dove sei?
Perchè nessuno più di te si è sempre divertito ad esistere. Hai sempre trovato il lato divertente e positivo delle cose, e quindi, adesso dove sei?
Cerchiamo tutti di consolarci oggi, e già ieri sera. Ognuno a modo suo. Ricordando una frase, un’immagine, una goliardata.
I più credenti cercando un perchè. Il perchè di un destino che ti ha portato via così presto strappandoti, nel vero senso della parola, alla tua meravigliosa famiglia, prima di tutto, e poi a tutti noi.
Fausto Vignola non aveva nemici, non era possibile. Perchè la sua allegria era contagiosa, perchè dove c’era lui si faceva ’baracca’. Sempre e comunque. Ai tempi dell’enduro, al motorally, ai rally. E anche durante le lunghe camminate in montagna, spesso in notturna, con quell’amico che oggi improvvisamente si ritrova da solo, terribilmente solo.
Perchè ormai Fausto e Gerry in questi ultimi mesi erano diventati – come diceva Sara, la moglie di Fausto – una cosa sola. Sempre, sempre insieme con quell’allegria trascinante che contagiava tutti.
Un bel pilota, una bella persona. Grande, alto, massiccio. Oggi, a 37 anni, ma anche dieci anni fa. Più alto di una spanna rispetto alla media dei piloti di enduro, molti dei quali più piccoli di lui. Lo stesso Gerry quando andava in giro con Fausto lo diceva. Ma quando erano insieme loro due erano i più forti di tutti, imbattibili. Una forza della natura. La Dakar l’hanno preparata insieme e insieme l’hanno domata arrivando fino in fondo e rimpiangendo forse, unicamente, il fatto di non aver viaggiato più spesso insieme. Ma i ritmi erano diversi e alla sera, quando si ritrovavano al bivacco era tutto un raccontarsi, un condividere, un ridere e sorridere, allegri ma preoccupati uno per l’altro, capaci di farsi raccomandazioni come una mamma fa con i propri piccoli.
Riguardo i messaggi di Fausto su Facebook e Instagram di questi ultimi giorni e ne ho trovato uno, del 25 marzo, scattato dalla cima di una collina, con il mare sullo sfondo e una sola frase, scritta “Guardiamo avanti”.
E’ il tuo messaggio Fausto?
E’ questo che cerchi di dirci?
Non c’è consolazione per coloro che restano. Però mi affiora un sorriso a fil di labbra perchè penso che adesso incontrerai Fabrizio Meoni, e con lui tanti altri. E vi vedo, mentre parlate insieme, mentre tu racconti a loro, con quel tuo modo di fare, di parlare, che cosa è oggi la Dakar e come l’hai vissuta quest’anno. Loro ti ascolteranno e poi risponderanno alle tue domande perchè sono sicura che ne hai tantissime da fare.
Perchè hai sempre voluto saperne di più. Perchè avevi voglia di imparare, di scoprire cose nuove e per questo avevi già detto che eri pronto a ripartire.
Ne abbiamo riparlato anche l’altra sera perchè la tua affermazione, all’entrata del parco chiuso di Cordoba, a fine Dakar, aveva sorpreso più di qualcuno e me per prima perchè a botta calda nessuno dice mai “il prossimo anno la rifacciamo”, anzi, al contrario.
Come un bambino appena sceso dalla giostra tu non vedevi l’ora di rimontarci sopra, perchè in effetti avresti anche voluto che durasse qualche giorno di più, per risalire in classifica anche se quel 52° assoluto alla prima partecipazione è stato un magnifico risultato.
Mi dispiace, Fausto.
Elisabetta