LANCIANO: LA PASSIONE PARTE DA LONTANO – QUARTA PARTE
LANCIANO: LA PASSIONE PARTE DA LONTANO – QUARTA PARTE
Accontentiamoci, questa volta si arriverà solo in centro Italia
LANCIANO (CH) 22-05-2022
Siamo “quasi” giunti alla quarta prova del Campionato e nel frattempo si continua a cercare le piccole soluzioni affinché la moto sia resa più performante ed il metodo per portare il cambio da destra a sinistra e con la prima in basso. Sembra impossibile, ma sono certo che ci riusciremo, nulla è impossibile.
Ricordate a Tempio quando la moto si ammutolì costringendoci a cambiare il motore? Bene aggiunsi che non tutti i mali vengono per nuocere.
Rientrati in terra Sicula, rimontato il motore per fare un altro pochino di rodaggio, appena percorsi una dozzina di chilometri il tutto si inchioda a causa di una errata valutazione delle tolleranze nel montare la biella.
Poco male se avessimo lasciato quel motore in Sardegna, la trasferta avrebbe reso la metà, visto che il difetto lo avremmo scoperto gara durante con un ritiro sicuramente poco gradito.
Smonta e rimonta di nuovo tutto, e come la tela di Penelope, pare che le ore passate in officina non debbano terminare mai.
E’ passato poco meno di un mese ed eccoci pronti per la trasferta a Lanciano, considerata la più vicina dato che dista poco meno di 900 chilometri.
Il 20 maggio alle 06, come al solito si parte e dopo aver traghettato, attraversiamo tutta la Calabria via incompiuta Autostrada Salerno Reggio Calabria sino allo svincolo per Contursi, dal quale si devia verso l’entroterra e transitando da Candela, verso Foggia per poi, percorrendo l’Adriatica, raggiungere Lanciano, dopo sole 13 ore di viaggio.
Come al solito il navigatore, di fattura “cinese”, considera unicamente la strada più breve, senza considerare nessun altro parametro, tanto meno quello che viaggiamo con un camper.
“Segui a destra, gira a sinistra, alla rotonda fai inversione ad U, a trecento metri…” eccoci ritrovati in pieno centro storico.
“Hai, iai, iai…..turista fai da te?” Mi viene d piangere la strada si stringe sempre di più e mentre il panico ci assale ecco venirci incontro una gentile signora che, oltre ad avvisarci che di li non ci saremo passati mai, si è messa a disposizione facendoci fare una manovra in retromarcia che ha bloccato il traffico di mezza cittadina.
Ma non solo per passare avremo dovuto stringere il camper, ma anche abbassarlo, vista la presenza di numerosi balconi sporgenti e minacciosamente incombenti dei palazzi.
Usciti dal “cul de sac”, inizia la nuova ricerca della giusta strada per raggiungere una delle posizioni indicate come Paddock.
Ricalcolo del navigatore e siamo punto ed a capo, circumnavigando la cittadina ci perdiamo nuovamente.
Una ragazza in moto nota il nostro smarrimento e con un sorriso ci indica di seguirla. Certo le nostre facce dovevano essere veramente preoccupate per stimolare l’aiuto senza neppure proferire parola, quindi la seguiamo, passando dal primo Paddock che risultava essere al completo, ci accompagna più avanti in un altro slargo. Dopo aver scoperto che anche lei, a livello amatoriale praticava l’enduro, ci siamo salutati ringraziandola per la cortesia.
Prendiamo posto nella piazzetta sotto l’area di partenza e ci sistemiamo con i soliti amici del “M.C. Leonessa d’Italia”, che nel frattempo ci avevano raggiunto. Rastrelli, Bettini, Ricetti e relative consorti, squadra con la quale avremo condiviso tre giornate di pre e gara vera e propria.
La posizione sembrava ideale, in un luogo bello, ampio adiacente a bar, negozietti, ristoranti ed a 4 passi dalla zona del Parco Chiuso, mentre per la Direzione di Gara, di passi ce ne volevano una cinquantina, ma…….
C’è sempre un “MA”, altrimenti tutto sarebbe facile. Dalla parte opposta della piazzetta, oltre una zona di parcheggio libera, insisteva una attività di vendita all’ingrosso di frutta verdura con diverse saracinesche e relativa ampia area logistica per lo scarico e carico delle merci, che giustificava l’impossibilità di occupare appunto la Piazzetta almeno di notte e non oltre le 04,00 del mattino.
La sera passa tranquilla in un bar sotto i portici nei dintorni della Piazza principale, dove due giorni dopo ci sarebbe stata la partenza della gara, quindi tutti a nanna.
L’indomani veniamo svegliati alle 4,35 del mattino, dalla cantilena del “tormentone” del momento. “…povero Gabbiamo…ha perso…la…compagna…”, cantata a squarcia gola da un personaggio che messo in moto il muletto ha iniziato a scaricare e sistemare pile di frutta e verdura, facendo avanti ed indietro dal TIR al deposito.
Tra il rumore del muletto e la “meravigliosa voce melodica” dello scaricatore, praticamente svegli prima dell’alba, speriamo che questi la domenica non lavorano altrimenti l’indomani si sarebbe ripetuta la tragedia.
Comunque canticchiando, canticchiando la famosa canzoncina si è arrivati alle 09,38, ora in cui abbiamo sistemato la moto a parco chiuso dopo avere eseguito le verifiche.
Lunga camminata per studiare le speciali raggiunte con i potenti mezzi messi a disposizione della “Rastrelli Enterprise Corporation” e personale commento così suddiviso.
Prova Cross Test: un bel fettucciato ampio, con un andirivieni sui piani e qualche cambiamento di quota che permetteva, per chi ne fosse stato capace, anche qualche stacco delle ruote dal terreno, con immediato blocco della velocità per affrontare la successiva curva in contropendenza.
Prova Enduro Test: una linea nel sottobosco, con diversi passaggi stretti e “single track”, conditi con numerose discese e repentine salite a candela che, pensare di affrontare con il mio glorioso Gilera, che al posto delle forcelle monta due paletti da recinzione, mi preoccupava moltissimo.
Rientrati al paddock la solita arrostita tra amici e cena sotto le stelle, mentre dei “ragazzi” del luogo) in modalità “Agostino o pazze” famoso per le sue prodezze per le via di Napoli, nella metà degli anni 70,con una Kawasaki 500, continuavano a percorrere la strada in mono ruota, andando avanti ed indietro quasi continuamente. Oltre al rumore eravamo anche preoccupati che qualcuno dei due “esaltati” perdesse il controllo del mezzo e ci rovinasse addosso con le dovute conseguenza del caso.
Dopo l’ennesimo passaggio abbiamo manifestato, in modo anche abbastanza civile, l’invito a smetterla, provocando l’ira dei “motorinisti” che hanno incominciato a minacciare pesantemente, sottolineando che eravamo degli ospiti ed invitandoci a tornarcene a casa. Senza dar troppo peso alla questione, sembrava che tutto fosse rientrato visto che i personaggi sono spariti. Naturalmente è stato semplice constatare che il genere femminile del paese era gentile garbato e disponibile, quello maschile, certamente, un po’ meno.
Durante la notte, passate insonne pensando alla P.S. in linea, abbiamo subito il raid di vendetta, dato che i “grandi Mammasantissima locali”, hanno fatto sparire le nostre 4 sedie della 24MX.
Senza la sveglia del “povero Gabbiano” domenica mattina, fatta colazione, pronti alla partenza. Mentre saliamo le scale che ci permettevano di raggiungere il Parco Chiuso, troviamo abbandonate a terra le nostre sedie, in perfetto stato, ma male accantonate, be poco male, diciamo che è andata bene così.
Alle 09,10 in punto, Pronti via verso la Prima Prova di Cross Test, percorsa senza troppe difficoltà e cercando di memorizzare il più possibile facendone tesoro per i passaggi successivi.
Mi dirigo verso il Primo Controllo Orario con in mente solo la Linea che mi terrorizza e dalla quale temo di non uscire indenne viste le varie candele da percorrere.
Dopo una discesa nel sottobosco una semicurva a sinistra ed un pratone a destra, dove alla fine scorgo le fettucce nere e bianche che segnalavano tutte le tratte. Alzo gli occhi e via, curva dopo curva percorro almeno 10/12 minuti di strada, regolarmente segnalata sino a giungere vicino un cantiere deposito dopo il quale si perdevano completamente i riferimenti. Gira a destra, gira a sinistra, nonostante nessuno ancora mi aveva raggiunto, inizia a nutrire molti dubbi che ero andato a “cacocciula” (carciofi) e non alla ricerca del Controllo perduto.
Con il cuore in gola e una paura fottuta di sbattermi sul muso qualche eventuale “disperso” come me, o qualche pilota in gara, visto che ancora non avevo la certezza di aver sbagliato strada, ho ripercorso a ritroso tutta la strada sino a raggiungere la radura sulla quale ero sbucato dalla discesa con curva a sinistra.
A terra in basso a sinistra una piccola freccia indicava la giusta via. Che co… mi sono fatto fregare ho sbagliato strada, ma che deficiente, ma… le fettucce erano presenti, addirittura segnalavano la presenza di un fossato coperto da rami per tutta la sua lunghezza, il segnale con il pallino rosso sbarrato sul percorso errato non era presente, quindi???
Dai proseguiamo, qualcuno mi raggiunge quindi la strada è giusta, ecco il Controllo Timbro, guardo l’orologio e mi accordo di aver accumulato un ritardo da “TreniItalia“, incazzato come una vipera sbaglio ulteriormente strada aiutato da una indicazione errata datami da un non meglio identificato personaggio presente il loco, prendendo a destra anziché a sinistra.
Molto sfiduciato, deluso dall’errore di navigazione durante il trasferimento verso il controllo orario, ancora incredulo per aver seguito delle indicazioni che non portavano da nessuna parte, decido di ritirami senza aver neppure concluso mezzo percorso previsto per il completamento di un giro.
Mogio, mogio mi dirigo verso il nostro punto di assistenza dove Giacomo impaziente aspettava.
analizzando la situazione e PIENAMENTE CONSAPEVOLE, che l’errore nel trasferimento era totalmente mio, decido di segnalare l’accaduto al Commissario di Gara, che dopo aver ascoltato pazientemente il mio racconto ha commentato ad un suo collega, che “….sai, deve essere dove ieri Stefano ha fatto levare quel pezzo – si sarà li“.
Ora quanto ci sia di vero di quello che ho percepito, non mi è dato a sapere, perché non ho avuto una nota ufficiale sull’accaduto e la cosa mi ha lasciato un pochino di amaro in bocca. PECCATO un ritiro non ci voleva, punti persi per un Campionato che ancora consideravo all’inizio.
Alle 18, una volta ricaricato tutto il “materiale”, si riparte alla volta di casa, salutando gli amici con un arrivederci a Lovere per la quinta prova di Campionato.
Alle 23,00 decidiamo di dormire a Sala Consilina, per poi riprendere il viaggio il giorno dopo, più che stanchi demoralizzati dal ritiro.
Alle 08,00 del mattino, dopo esserci lavati ed aver fatto colazione, si parte per raggiungere, alle 15,00, il garage di casa. Si scarica tutto domani mattina, per il momento a casa a far sbollire la delusione, mitigata solo dal fatto che, come al solito ci siamo divertiti, ripensando al solito motto “comunque vada sarà un successo”.
Per la cronaca, questa volta abbiamo percorso SOLO, si fa’ per dire, 1.730,7 chilometri.
di Giannantonio Massarotti (Ginni)